giovedì 11 ottobre 2012
PATHOLOGY -
THE TIME OF GREAT PURIFICATION
Vorrei un aumento di stipendio. Ne
hai bisogno? No, è solo perché me lo merito. Così il capo dei capi cala la
mutanda e cede alla mia richiesta. Che quando mi rode il culo gli chiedo sempre
un ritocco salariale. Così impara a farmelo rodere. Poi esco. Passo al bar di
sotto e mi spendo tutta la maggiorazione in daiquiri col miglior culo aziendale.
Che se lo merita. E so che si meriterebbe ben altro ma io ho solo voglia di tornare
a casa. Solo. Che ci si stanca sempre un casino a chiedere aumenti. E poi ho
bisogno di nutrimento. Carne. Rossa. Sul crudo andante. E death metal di razza
americana. Che sia Florida o California poco importa. Così metto sto cd dei Pathology
che è appena uscito. Che ho appena scaricato. Che so che me lo berrò tutto nel
tempo di una cena perché i Pathology non durano mai per più di una mezzora. Perché
hanno insita questa vena di atteggiamento punk che me li fa preferire a molti altri
che, al contrario, si dilungano sempre troppo nelle cose. E, infatti, il disco non mi delude. E la bistecca neppure.
È tutto muscolo. Corposa come piace a me. L’amara parentesi di Awaken to the suffering
si è finalmente chiusa. E i Path sono tornati ad essere diretti e violenti come
di mio gradimento. Imprisoned by fear ne è subito l’evidenza ma il disco non ha
cali di erezione nemmeno dopo. È un vero tritaossa come quel macellaio che deve
aver preparato questa fiorentina. Che per trovare una bistecca un po’ ignorante
bisogna uscire dal raccordo anulare qui. O rivolgersi ad un argentino che te la
propina surgelata. Ma per un po’ di sano ed estremo brutal che sappia coniugare
massima bestialità e buona perizia strumentale, in fondo, basta un po’ di adsl.
E poi servono i controcazzi di gente come i Pathology. Quindi, growiling
growling, se volete purificarvi il tempo è giunto. Qui.
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